REFLUSSO GASTROESOFAGEO: SINTOMI, CAUSE, PREVENZIONE

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) consiste nella risalita involontaria e frequente di materiale acido dallo stomaco all’esofago; i succhi gastrici, venendo così a contatto con la parete dell’esofago provocano rigurgito acido in bocca e un intenso bruciore retrosternale. 

La risalita di materiale acido dallo stomaco all’esofago è un evento fisiologico durante la giornata e si verifica maggiormente dopo i pasti o in seguito al consumo di bevande gassate e pasti eccessivi (forma occasionale di reflusso).

Quando invece la frequenza degli episodi si ripete con continuità (almeno una volta a settimana), si parla di vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo.

Il reflusso gastroesofageo è molto comune in tutto il mondo ed ha dai picchi di acutizzazione ai cambi di stagione, soprattutto in primavera.

Secondo le statistiche in Italia sarebbe il 30% della popolazione a soffrire della malattia da reflusso gastroesofageo, mentre più in generale, nei paesi occidentali riguarderebbe il 20-40% della popolazione. Non sembra esserci differenza tra i due sessi.

SINTOMI:

possono presentarsi in modo continuo o intermittente durante la giornata; in quest’ultimo caso i momenti più frequenti sono in genere al risveglio, dopo i pasti, dopo sforzi fisici o durante la notte.

La sintomatologia inoltre, può essere legata anche ad altri fattori, come ad esempio la posizione del corpo (posizione sdraiata o piegata in avanti). I sintomi tipici della malattia sono:

  • Bruciore (pirosi) retrosternale: si irradia dalla parte bassa dello stomaco fino a torace e gola; questo sintomo può comparire o peggiorare in corrispondenza di specifici momenti della giornata
  • Rigurgito acido e amaro in bocca
  • Disfagia

Ulteriori sintomi che possono presentarsi sono: difficoltà di deglutizione, sensazione di nodo in gola, nausea, difficoltà digestive, tosse, raucedine, laringite o faringite, abbassamento della voce, asma, insonnia, otite, alitosi.

CAUSE:

La problematica è dovuta a malfunzionamenti del cardias, ossia lo sfintere esofageo inferiore che in condizioni normali permette il passaggio del cibo verso lo stomaco e ne impedisce il reflusso (tranne che in caso di vomito) in senso inverso. Quando però la corretta funzione del cardias viene meno, c’è la risalita di materiale acido nell’esofago e quindi l’insorgenza dei sintomi caratteristici del reflusso.

Oppure come conseguenza di disbiosi intestinali (sia di tenue che di colon), ossia alterazioni dell’equilibrio della flora batterica (microbiota) con manifestazioni infiammatorie di un po’ tutto il tratto digerente.

Il malfunzionamento del cardias e/o l’alterazione del microbiota posso essere causati da diversi fattori:

  • Abitudini alimentari poco salutari: consumo di quantità eccessive di cibo, caffè, alimenti grassi, cioccolata e assunzione frequente di bevande gassate.
  • Assunzione per lunghi periodi di alcuni medicinali: antibiotici, FANS, antidepressivi, calcio-antagonisti, progestina.
  • Stress: il nostro stomaco è come un “secondo cervello” e di conseguenza risente dei cambiamenti psicofisici causati da questa condizione. Letteralmente può essere qualcosa che non abbiamo digerito (un’evento o episodio spiacevole o shoccante).
  • Obesità: l’eccessiva presenza di grasso addominale aumenta la pressione sullo stomaco facilitando la risalita di materiale gastrico in esofago.
  • Presenza di ernia iatale: il normale funzionamento dello sfintere esofageo è alterato a causa del suo spostamento al di sopra del diaframma; in questa patologia infatti, una parte dello stomaco fuoriesce dalla sua sede naturale e spinge il cardias verso l’alto, che aprendosi provoca la risalita di materiale gastrico in esofago.
  • Fumo di sigaretta e alcol: la nicotina stimola la secrezione acida, rallenta lo svuotamento dello stomaco e compromette la tenuta dello sfintere esofageo; l’alcol invece irrita la mucosa dell’esofago facilitando il reflusso.
  • Gravidanza: il feto fa pressione sullo stomaco della mamma facilitando la risalita di materiale gastrico in esofago.

IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE:

E’ molto importante rivolgersi ad un nutrizionista esperto, però comunque in questo articolo ti esporrò alcune indicazioni base relative ad un’alimentazione antinfiammatoria, soprattutto se sei già in fase acuta, almeno da cercare di alleggerire l’apparato digestivo nell’immediato:

1) Ridurre le proteine animali a favore di quelle vegetali (soprattutto la carne rossa e latticini)

2) Ridurre i carboidrati vuoti, cioè privi di fibra, perché anch’essi pro infiammatori (pane, pasta, lieviti glutine raffinati), preferendo altri cereali quali (farro, orzo, riso rosso, quinoa).

3) Verdura, frutta (prevalentemente la mattina), frutta secca,le bacche, le radici.

4) Eliminare tutti i grassi idrogenati, lavorati industrialmente, fritti ed insaccati.

5) Tutti i cibi conservati, con additivi chimici aumentano la permeabilità intestinale, per cui fare molta attenzione, molto meglio cibi freschi.

6) Incrementare invece i grassi vegetali, come quelli contenuti nella frutta secca e nell’olio extravergine di oliva (controlla bene sulla marca dell’olio che sia prodotto in Italia e non in UE). Perché ricchi di omega 3, polifenoli e vit del gruppo B, E, C.

7) Integrare con Vit C e D.

8) Inoltre puoi sfiammare la mucosa intestinale con rimedi naturali come ad esempio il succo di aloe bevuto prima del pasto, o anche semplicemente una tazza di acqua calda bevuta prima dei pasti, melissa e camomilla in tisana dopo i pasti. La melissa, placa gli spasmi, regola la produzione di succhi gastrici e normalizza il transito, donando un leggero effetto di rilassamento; mentre la camomilla, con le sue proprietà calmanti, aiuta a contenere i sintomi spiacevoli di una cattiva digestione soprattutto in caso di pasti troppo pesanti.

9) E’ fondamentale riequilibrare la flora batterica facendo dei cicli con probiotici e prebiotici per almeno tre o quattro mesi (bifidobatterio e lactobacillo), assumendoli entrambi.

10) Non è solo ciò che mangio ma COME MANGIO: pasti frugali, masticazione rapida – magari mentre faccio una telefonata e parlo – mi impediscono di sminuzzare i bocconi a dovere, ingurgitandoli interi. Questo causerà maggiori difficoltà a digerirli, con maggior produzione di succhi gastrici. Inoltre, masticando veloce, o anche mentre parlo al tel per fare un esempio, fa sì che venga ingurgitata anche una gran quantità di aria, che chiaramente formerà delle bolle nello stomaco ed intestino. Se poi ci aggiungiamo un rapido rientro in ufficio, per stare seduto tutto il giorno alla scrivania, quindi fermi, con tutto il peso sullo stomaco ed in una posizione di chiusura dell’area gastrica, si vengono a creare tutte le condizioni sfavorevoli per sviluppare gonfiori e dolori. 

UNA PICCOLA PARENTESI SUI GASTROPROTETTORI:

Vorrei concludere aprendo una piccola parentesi sui farmaci gastroprotettori (o inibitori della pompa protonica). L’OMS suggerisce vivamente di evitare di somministrare ai pazienti terapie oltre le sei settimane consecutive.

Ergo: è inutile prendere gastroprotettori a vita, se poi ci si continua ad alimentare in modo sbagliato e senza cercare di riequilibrare la flora batterica, sfiammando le strutture dall’interno. Soprattutto perché, alla lunga, anche gli inibitori di pompa protonica, creano diversi effetti collaterali, tra i quali:

  1. riduzioni delle secrezioni acide e gastriche
  2. inibizione di gran parte del processo digestivo delle proteine (per forte riduzione dell’acido cloridrico)
  3. il trattamento cronico con il prazolo riduce l’assorbimento della Vit. B12 (= anemia).
  4. incremento dei livelli ormonali di gastrina a livello ematico (= incremento del rischio di iperplasia gastrica)
  5. sviluppo di metaplasia (abbassandosi drasticamente l’acidità gastrica, all’interno dell’antro pilorico abbiamo la formazione di un tessuto molto simile a quello dell’intestino). La metaplasia è dunque un adattamento all’ambiente mutato. In questo caso ad una diminuzione di acidità. Ma la metaplasia costituisce anche l’ultimo passaggio che precede la neoplasia.

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=33651

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26177572/

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