“la società non si occupa di comprendere la vita emotiva, eppure ogni nostro movimento, ogni nostro suono, racconta la nostra vita emotiva” Sue Gerhardt
In molti si chiedono quanto emozioni e postura siano correlate. Gli studi che ne trattano sono svariati e affrontano in maniera bidirezionale come una possa incidere sull’altra.
Già negli anni ’50 Francoise Mezieres parlava del rapporto tra postura ed emozioni e quanto l’una incidesse sull’altra.
Wilhelm Reich ha parlato di blocchi muscolari che trattengono le emozioni e i suoi studi sono stati approfonditi dalla psicosomatica (cito Alexander Lowen) e dalla psicoterapia che non è a conoscenza delle proporzioni del corpo e degli studi di Francoise Mezieres. “Un corpo si irrigidisce per mancanza di comunicazione e con questa rigidità non riesce più a godere e a provare il piacere del contatto, il nutrimento di un abbraccio, e dopo poco non desidera più, sente solo il corpo che fa male”.
Postura ed emozioni: come incidono l’una sull’altra
Dagli studi è emerso come ci sia una stretta correlazione tra l’atteggiamento posturale e le emozioni, nel rapporto mente corpo, i possibili stati emotivi e condizioni psicologiche che tutti noi possiamo attraversare.
Una corrente contemporanea è l’embodied cognition che afferma (e conferma) che il rapporto tra mente e corpo è bidirezionale: la nostra mente influenza il modo in cui il corpo reagisce e, allo stesso tempo, la “forma” del nostro corpo (anche la postura che assumiamo) attiva la nostra mente.
Faccio un’esempio.
Se ci sentiamo depressi e poco vitali tendiamo a respirare meno, probabilmente a mangiare di più (fattori biochimici), a fare meno movimento e a diventare più sedentari (fattori strutturali).
Questo a lungo andare modificherà la postura, che diventerà gradualmente “molle” e “pigra”, caratterizzata da torace incassato e spalle chiuse verso l’interno.
Questa postura, a sua volta, non farà altro che spegnerne gradualmente le energie e la vitalità, sedimentando in questo modo lo stato psico-fisico.
Invece se ci sentiamo efficienti, orgogliosi di noi stessi, tendiamo a sentirci più energici, più predisposti all’agire che al sentire.
Di conseguenza la respirazione diventerà più regolare e garantirà il giusto apporto di ossigeno all’organismo, rendendolo ancora più vitale ed energico.
La postura, a lungo andare, diverrà solida, ben strutturata e radicata, caratterizzata da torace gonfio (grazie a un’ampia respirazione toracica), spalle aperte e schiena dritta. Un ruolo fondamentale spetta, come abbiamo visto, ALLA RESPIRAZIONE.


Wilelm Reich aveva individuato una correlazione tra respirazione, emozioni e postura. Secondo Reich a un’inibizione della reattività emozionale corrisponde un blocco inconscio nella respirazione, e di conseguenza una diversa configurazione di torace e addome.
Questo ha una spiegazione scientifica. Limitando la propria assunzione di ossigeno, il corpo rallenta i processi metabolici deprimendo il proprio livello energetico e spegnendo le passioni. Limitare la respirazione riduce la naturale mobilità del corpo favorendo la formazione di tensioni muscolari.
Infatti se i movimenti respiratori, che costituiscono la matrice dell’espressione emozionale, vengono bloccati a causa di condizioni emotive alterate, diventano tensioni muscolari croniche. Queste tensioni possono collocarsi a vari livelli (gola, torace, addome e bacino, spalle, viso, mascella, braccia, gambe, piedi, mani…)
Dunque, le tensioni muscolari, possono essere espressioni di tensioni emotive represse, che se non trattate portano a una tensione cronica dell’intera fascia muscolare. Viceversa, tensioni muscolari croniche, a lungo termine, influenzano e stabilizzano l’emotività della persona.
TENSIONI NELLA GOLA:
Le tensioni a livello della gola sono il risultato dell’inibizione dell’espressione vocale. Possono costituire un’inconscia repressione degli impulsi a piangere, urlare ed “alzare la voce”. Probabilmente, chi presenta questo blocco, da piccolo, si è trovato a dover reprimere il bisogno di dire qualcosa, arrabbiarsi, piangere.
Il MUSCOLO OMOIOIDEO ha un ruolo interessante. Si inserisce sull’osso ioide e sulla parte superiore della scapola. Nella gola c’è un osso chiamato ioide. Non si articola con nessun altro osso, ma si appoggia su una cartilagine. E’ quindi completamente mobile e i muscoli possono spostarlo con facilità. Qui si inserisce appunto l’omoioideo, se rigido e corto porta l’osso ioide indietro, spostando anche la posizione dei muscoli della lingua che si attaccano nella stessa area. Quando l’omoioideo è libero lascia libero il collo dalla scapola, la gola ha spazio, la lingua ha un movimento sciolto, il cibo si deglutisce meglio, le parole hanno la libertà di uscire, le nostre emozioni non sono trattenute.
L’omoioideo contratto non ci permette di piangere con i singhiozzi, di inghiottire pastiglie, perché toglie scioltezza ai muscoli della lingua: il movimento della lingua non è libero come non lo sono il linguaggio, il canto, il nutrimento. Lavorare l’omoioideo della scapola lo allunga, dando la possibilità all’osso ioide di non spostarsi indietro e di non tirare i muscoli della lingua.


Nel linguaggio comune si usa dire “ho un nodo alla gola”, “ho un groppo in gola”, “ho dovuto tapparmi la bocca più volte”, “ho dovuto mordermi la lingua per non parlare”.
TENSIONI ALLA NUCA E SPALLE:
Nei suoi studi sul linguaggio del corpo Alexander Lowen affermava che una nuca rigida mostra una persona superba. In realtà una persona con la nuca rigida è stata costretta ad irrigidirsi, a difendersi. Una nuca rigida ci parla di una persona ferita e spaventata.
La nuca contratta è un TRAPEZIO contratto e il trapezio, nella sua fascia superiore, va dalla nuca alla spalla, se contratto avvicina la spalla alla nuca e porta in fuori la 3° costa, con conseguenti spalle strette, gomito valgo, a volte tensione che si propaga fino alle dita delle mani.
Le spalle strette ed alzate, oltre a diminuire la libertà di movimento delle spalle stesse, con questa forma stringono il torace non dando la possibilità al diaframma di fare il proprio lavoro. Riducendo ancora un volta la liberà ed ampiezza del respiro.


Nel linguaggio comune si dice “finalmente ha alzato la cresta”, “sono andato via a testa alta”, “mi porto il peso del mondo sulle spalle”.
TENSIONI NEL TORACE:
Il torace può assumere diverse conformazioni. In alcuni casi è scarico e incassato. Si associa a spalle curve e braccia poco toniche. Questa conformazione si associa a una minore capacità di protendersi con le braccia. Può derivare da esperienze in cui sono stati inconsciamente anestetizzati i bisogni d’amore. Nella prima infanzia, infatti, il bisogno d’amore viene manifestato, appunto, con il protendere le braccia o con il pianto. Se il bambino, però, continua a protendersi verso il genitore, senza essere preso o abbracciato andrà incontro a delusione e rassegnazione. Di conseguenza, a livello, inconscio reprimerà la manifestazione del bisogno d’amore. Invece a livello corporeo, gli cadranno letteralmente le braccia. E tutta la parte alta del corpo (spalle torace e braccia) diventeranno poco sviluppate e poco toniche.
Parlando di torace non si può non prendere in considerazione i muscoli SCALENI (accessori alla respirazione) ed il DIAFRAMMA (respiratorio per eccellenza).
Gli scaleni uniscono la parte laterale del collo alle coste del torace e intervengono nella respirazione. Se contratti torace e collo non sono liberi l’uno dall’altro. Quando la contrattura di questi muscoli è molto forte costringe il capo a sporgersi in avanti, come nell’atteggiamento dell’inchino. Gli scaleni partecipando anche alla respirazione, insieme al diaframma ed ai muscoli intercostali, se rigidi non favoriscono per nulla la respirazione. Con la testa e le spalle fuori asse e la respirazione poco ampia abbiamo più difficoltà nella comunicazione con gli altri.
Il diaframma chiude la base del nostro torace, è un muscolo a forma di cupola, con al centro dei fori all’interno dei quali passa l’esofago, l’aorta, la vana cava ascendente, il nervo vago. E’ il più grande muscolo respiratorio e contraendosi e rilassandosi fa aumentare il volume del torace o lo diminuisce. Si inserisce lateralmente lungo tutta l’arcata costale sulla superficie interna del corpo delle ultime sei coste e delle relative cartilagini costali. I pilastri del diaframma si inseriscono sul corpo delle prime vertebre lombari. Passando l’esofago al suo interno, con un funzionamento non corretto delle fibre muscolari del diaframma, si posso creare, come conseguenza problemi gastroesofagei.


Nel linguaggio comune quante volte avete detto “questo proprio non mi va giù”, “ho le farfalle nello stomaco”, “la discussione di ieri non l’ho digerita”, “ho sentito un colpo al cuore”, “ho il cuore infranto”, “mi manca il fiato”, “mi togli il fiato”…
TENSIONI NELLA PANCIA:
La pancia è la sede dell’INTESTINO, ormai definito il “secondo cervello”. L’intestino è, dopo il cervello, la sede più importante delle emozioni: qui infatti vengono fissate le emozioni legate ai ricordi. Possiamo dire che il cervello ricorda più gli eventi emotivi, l’intestino invece trattiene le emozioni viscerali vissute durante gli eventi. L’intestino ha un ruolo importante nel regolare la gioia e il dolore. Infatti, produce il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere.
Chi presenta tensioni alla pancia, molto spesso soffre di colon irritabile. Una tensione a livello intestinale può essere sintomo di emozioni trattenute e “non digerite”. Probabilmente chi ne soffre, da bambino ha vissuto situazioni molto stressanti o caratterizzate da ansia, senza avere modo di scaricarle all’esterno.
TENSIONI NEL BACINO:
Il bacino è la sede degli impulsi sessuali. Secondo Alexander Lowen, la tensione nel PAVIMENTO PELVICO esprime la paura inconscia che lasciandosi andare avvenga la perdita del controllo sfinterico.
C’è tensione nel bacino se questo si presenta troppo spinto in avanti o troppo spinto indietro.
Quando il bacino è spinto più indietro rispetto all’addome, c’è un contenimento degli impulsi sessuali. Questo può derivare da una paura inconscia nel lasciarsi andare alle sensazioni di piacere, probabilmente a causa di un’educazione rigida riguardo alla sessualità.
Se invece il bacino è esageratamente spinto in avanti la schiena è curva. In questo caso vuol dire che c’è un controllo eccessivo dello sfintere anale. Anche in questo caso, l’origine può essere cercata nell’educazione o in antichi sentimenti di vergogna associati al controllo degli sfinteri.


Anche in questo caso nel linguaggio comune si dice “me la faccio sotto dalla paura”, “scappare con la coda tra le gambe”, “potresti lasciarti andare ogni tanto, te ne stai sempre lì a chiappe strette!”.
Dunque, le tensioni muscolari, possono essere espressioni di tensioni emotive represse, che se non trattate portano a una tensione cronica dell’intera fascia muscolare. Viceversa, tensioni muscolari croniche, a lungo termine, influenzano e stabilizzano l’emotività della persona.
COSA FARE
Innanzitutto è importante avere consapevolezza della nostra postura del corpo mediante l’auto osservazione. Questo principio va altrettanto applicato all’auto-osservazione delle proprie emozioni capendo quali sono le emozioni che si provano.


Successivamente esercizi di respirazione e piccole pratiche quotidiane per porre attenzione alla propria postura sono indispensabili. 


Generalmente si consiglia anche di praticare sport che incidono sull’allungamento della spina dorsale e dei muscoli del torace e della schiena come yoga, pilates e nuoto.



Oltre a queste pratiche e azioni che ognuno può fare da sé a casa, si consiglia di rivolgersi ad un professionista per una valutazione ed una eventuale consulenza psicologica.


Il 5° passo consiste nel RICONOSCERE E IDENTIFICARE LE EMOZIONI. (Le emozioni base sono gioia, tristezza, paura, disgusto, sorpresa, rabbia, disprezzo). Sembra una banalità, ma molte persone di fronte alla domanda “che emozione provi” rispondono con un episodio concreto o con una metafora.

Alla fine di un lavoro posturale (tramite esercizi o anche trattamento manuale osteopatico) il miglior modo per fissare i risultati ottenuti (integrandoli meglio nel sistema nervoso centrale) è tramite:
Un ascolto percettivo del proprio corpo (spesso infatti nella posturale si fanno sempre degli ascolti volti al riporre l’attenzione alle varie parti del corpo prima, durante ed alla fine della seduta).
La verbalizzazione (parlare col terapista o condividere col gruppo come ci si sente sia fisicamente che emotivamente aiuta ad integrare ulteriormente nel nostro cervello ciò che è avvenuto, a renderlo più reale e tangibile, semplicemente raccontandolo).
Il movimento (i test di movimento come “verifica motoria” prima, durante ed alla fine della seduta).
Il contatto (che può essere il contatto con parti di noi o il contatto in relazione col terapeuta o con un compagno di lavoro). Riconoscere le proprie emozioni è una forma di riconoscimento della propria persona, aiuta ad essere più in contatto con se stessi e con il proprio corpo, e previene la somatizzazione a livello corporeo.
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