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ALLUCE VALGO

 

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L’alluce valgo è una deformità della parte anteriore del piede conseguenza di una deviazione del primo dito (alluce) verso le altre dita del piede. Questo spostamento causa un tipico rigonfiamento laterale a livello della testa del primo metatarso. L’angolo tra il metatarso dell’alluce e quello del secondo dito si modifica progressivamente, con spostamento della base dell’alluce verso l’esterno. Nel corso degli anni si possono instaurare anche deformità delle altre dita e forti dolori al piede (metatarsalgie).

CAUSE

Chiunque può essere affetto da alluce valgo, ma solitamente è più comune nel sesso femminile. Il disturbo tende a comparire, con maggiore incidenza, in età matura o senile.

Le cause dell’alluce valgo possono essere:

Congenite: le persone che presentano alterazioni del piede presenti dalla nascita (esempio: piedi piatti) hanno più probabilità di sviluppare l’alluce valgo nell’età dell’accrescimento. Esisterebbero, inoltre, alcuni fattori predisponenti connessi ad un’anamnesi familiare positiva (ereditarietà), soprattutto nei casi di alluce valgo giovanile.

Acquisite o secondarie: per le forme rachitiche, traumatiche, infiammatorie ecc. la responsabilità può essere attribuita soprattutto a modelli di calzatura inadeguati alla fisiologia del piede, come ad esempio scarpe con punta stretta, troppo piccole o col tacco alto. Le scarpe che non si adattano adeguatamente costringono l’alluce in una posizione non naturale e non assecondano la corretta pronazione del piede. Anche alcune patologie, come l’artrite reumatoide e la gotta, possono essere responsabili dell’insorgenza dell’alluce valgo. Diverse altre condizioni rendono vulnerabili allo sviluppo del disturbo, come la lunghezza del primo metatarso, l’ipermobilità dell’articolazione metatarsale, il basso tono muscolare, alcune malattie neuromuscolari e del tessuto connettivo (come la sindrome di Marfan) o durante la gravidanza a seguito della produzione di un ormone (la relaxina) che contribuisce a rendere più elastici i tessuti ed i legamenti.

SINTOMI

La progressiva modificazione dell’angolazione dell’alluce può provocare diversi disturbi:

  • nelle forme iniziali si infiamma il 1° metatarso e si instaura un tipico rigonfiamento sul lato interno del piede, la cosiddetta “cipolla” (testa del metatarso), che può arrossarsi e gonfiarsi creando una borsite. Il paziente avverte dolore, soprattutto in seguito allo sfregamento con le scarpe, ma anche a riposo. A livello della protuberanza ossea sul bordo esterno del piede, la cute presenta arrossamento o ipercheratosi (ispessimento dello strato epiteliale della cute).
  • Nelle forme avanzate la deviazione dell’alluce diventa sempre più marcata e ne risentono anche le altre dita del piede. Dal calcagno e dalle teste di 1° e 5° metatarso il carico si trasferisce su 2°, 3° e 4° metatarso provocando dolore (metatarsalgie) e ulteriori deformità (dita a martello), con anche difficoltà a camminare (a causa del dolore).

 

POSSIBILI CONSEGUENZE POSTURALI:

A seguito dello stato doloroso e dell’infiammazione cronica locale, si possono creare degli squilibri di carico, soprattutto in fase di deambulazione (perché durante il passo l’alluce è sfruttato per spingere in avanti e bilanciare) e con il tempo il disturbo può evolvere in una vera e propria sindrome posturale creando:

  • Tendenza al ginocchio valgo, con dolore della faccetta rotulea interna del ginocchio;
  • Rigidità delle anche;
  • Accentuazione della curva lombare, associata a lombalgia cronica.

 

COME PREVENIRE o CONTENERE IL PROBLEMA?

Impacchi di ghiaccio: l’applicazione di un impacco di ghiaccio più volte al giorno sulla zona interessata può fornire sollievo dal dolore ed aiuta a ridurre l’infiammazione.

Indossa calzature adeguate:

La causa più frequente dallucevalgotacchiell’insorgere dell’alluce valgo è spesso l’utilizzo di calzature non adatte (scarpe a punta e con tacchi alti), perché quando il piede nudo è appoggiato al suolo il carico è diviso per il 55% sul tallone e per il 45% sulle dita; con un tacco di 2 cm il carico si equilibra al 50% tra tallone e dita, ma con un tacco di 9 cm il carico grava per l’80% sull’avampiede per il 20% sul tallone. E quando la calzatura con tacco alto ha anche la punta stretta, l’alluce e il 5° dito vengono spinti verso il centro del piede, cioè in una posizione «in valgo» per l’alluce. La scarpa migliore da indossare, quindi, deve riprendere la forma naturale dell’arco plantare, fornendo sostegno, protezione dagli urti e contenimento del piede (scarpa da ginnastica o mocassino).

Plantari: sono dispositivi collocati dentro le scarpe, che aiutano a riallineare le ossa del piede e per questo, è importante che si adattino correttamente. Il plantare consente di evitare un sovraccarico della parte anteriore del piede e aiuta a minimizzare la sintomatologia dolorosa. Sono disponibili anche distanziali per evitare l’attrito tra le dita, cuscinetti adesivi e speciali stecche per la correzione dell’articolazione e per raddrizzare l’allineamento dell’alluce.

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Ortesi su misura: in alcuni casi, possono essere consigliate ortesi personalizzate per supportare il piede e la caviglia.

Esegui esercizi attivi ogni giorno: vedi video illustrativo!

Trattamenti fisioterapici: possono contribuire a ridurre i sintomi, solitamente si eseguono terapie “antalgiche” contro il dolore e l’infiammazione (laser terapia o ultrasuoni).

POSTURA CORRETTA IN AUTO: PRINCIPI DI ERGONOMIA E COMFORT.

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Molti guidatori non assumono la giusta posizione durante la guida, cosa che può significativamente ridurre il loro livello di comfort e di controllo dell’auto. Una buona posizione di guida può infatti aiutare a prevenire gli incidenti, aumentare la sicurezza del conducente in caso di sinistro e migliorare il comfort di guida. Scopri qui di seguito come migliorare il tuo comfort alla guida!

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1. POSIZIONATI CORRETTAMENTE SUL SEDILE: assicurati di essere ben dritto e che il tuo fondoschiena e la schiena siano a 90° e completamente avvolti dal sedile. Questo ti aiuterà ad evitare problemi alla schiena e a mantenere gli occhi aperti durante un lungo viaggio.

2. REGOLA LA DISTANZA DEL SEDILE: il sedile dovrebbe sempre essere posizionato usando i pedali come riferimento. Premi a fondo il pedale del freno con il piede destro e fai la stessa cosa con il pedale della frizione. La distanza va regolata in modo tale che con i pedali completamente schiacciati, le tue ginocchia restino leggermente piegate (circa 120°). Se le ginocchia non sono abbastanza piegate, sei troppo lontano dal volante. Invece, se sono piegate quasi a 90°, sei troppo vicino. Un ginocchio troppo piegato, ad un angolo di circa 100°, non riesce a sostenere efficacemente il corpo e non permette una corretta circolazione del sangue.

3. REGOLA LO SCHIENALE DEL SEDILE: dovrebbe essere il più parallelo possibile allo sterzo. Non si può raggiungere una posizione perfetta perché tenendo lo schienale troppo dritto aumenteresti la pressione sulla parte bassa della colonna vertebrale, mettendo lo sterzo troppo in alto. Regolalo quindi a circa 95-110°.

4. REGOLA L’ALTEZZA DEL VOLANTE: se regolabile, dovrebbe essere regolata assieme all’altezza, in modo da avere il volante il più parallelo possibile allo schienale del sedile. Tenendo ben saldo il volante dovremmo avere i gomiti piegati a circa 120°. Dovrebbero esserci almeno 30 cm tra il centro del volante e il nostro sterno. In ogni caso questa distanza non deve superare i 45 cm.

5. REGOLA L’ALTEZZA DEL SEDILE: dovremmo essere in grado di vedere bene in avanti mentre riusciamo comunque a vedere la strumentazione e di avere una giusta altezza rispetto allo sterzo e ai pedali. Nella maggior parte delle auto, raggiungiamo questa posizione tenendo la testa a 5 dita di distanza dalla capote dell’auto. Nelle auto con una capote molto alta, regolati in modo che i tuoi occhi siano appena sopra il centro del parabrezza, senza che lo specchietto retrovisore ti ostruisca la visuale. Dopo aver cambiato l’altezza del sedile, ricontrolla la posizione dei piedi sui pedali per assicurarti che il cambio di altezza non l’abbia modificata.

6. REGOLA IL POGGIATESTA: porta il poggiatesta poco più in alto rispetto alle tue sopracciglia e il più vicino possibile alla testa (2-3 cm). Un poggiatesta più lontano di 7 cm aumenta il rischio di colpi di frusta. Tieni presente che mentre guidiamo la nostra testa si flette leggermente in avanti.

7. ULTERIORI ACCORTEZZE E SUPPORTI CHE PUOI UTILIZZARE:

  • Scendi dall’auto ogni ora e mezza di guida. Fai una pausa con una camminata ed un po’ di stretching nell’area di sosta. Ti aiuterà molto a prevenire dolori, contratture muscolari e stasi circolatoria date dalla staticità della posizione.

VEDI VIDEO DIMOSTRATIVO:

 

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SPONDILOLISTESI: CAUSE, SINTOMI E RIMEDI

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La spondilolistesi è una patologia a carico della colonna lombare  oppure cervicale, che consiste in uno scivolamento anteriore di una vertebra rispetto alla vertebra superiore, a causa della rottura traumatica o congenita di uno o più istmi vertebrali.

La rottura di uno o più istmi vertebrali viene chiamata spondilolisi, e ciò comporta una spondilolistesi e ad essere colpite possono essere generalmente una delle cinque vertebre lombari, anche se tale patologia è maggiormente frequente tra le ultime quindi L3, L4, L5.

Come detto non è esclusa la possibilità che possano essere colpite le vertebre cervicali sopratutto C3,C4, C5, C6.

Lo scivolamento di una vertebra è una casualità che in molti soggetti risulta essere asintomatica, e spesso si scopre casualmente questo reperto facendo una lastra, magari per un altra patologia come per dolori alle anche con necessità di essere sottoposti ad intervento di protesi di anca. spondilolistesi-istmica

Generalmente lo scivolamento di una vertebra legato a questa patologia può avvenire in 3 direzioni (nei referti di una lastra rx si leggono spesso termini non facili da comprendere):

  • Scivolamento anteriore: si tratta della situazione più frequente e la direzione è chiamata tecnicamente Anterolistesi 
  • Scivolamento Posteriore: meno frequente, e consiste in uno scivolamento posteriore e prende il nome di Retrolistesi
  • Scivolamento laterale: Condizione rara, e consiste in uno scivolamento laterale (destra o sinistra) rispetto la vertebra soprastante e prende il nome di Laterolistesi

CAUSE:

  • Cause congenite: Rappresentano probabilmente l’80% dei casi. Il soggetto/a nasce con un istmo non unito, e man mano che si procede con l’avanzare dell’età, compaiono i sintomi, e si scopre dello scivolamento della vertebra
  • Cause Traumatiche: Molto spesso, in età giovanile si subiscono dei traumi (tuffi, cadute..sport) che non provocano dei lori tali da necessitare di ulteriori esami diagnostici, per cui ad un anamnesi, il paziente riferisce che tanti anni prima ha subito un trauma, ma in quel momento non ha avuto sintomi.  Talvolta invece un trauma importante determina un forte dolore e si scopre che vi è stata una frattura di uno o di entrambi gli istmi vertebrali. Anche alcuni lavori particolarmente gravosi per la colonna vertebrale possono determinare l’insorgenza della patologia…Basti pensare a chi è abituato a sollevare pesi come nei traslochi
  • Degenerazione dovuta all’età: In una piccola percentuale di persone anziane si può verificare una frattura con conseguente scivolamento, ma nella maggior parte dei casi, tale lesione è antecedente alla scoperta
  • Artrite Reumatoide: Malattia reumatica per eccellenza e casistica, può determinare un indebolimento delle strutture vertebrali
  • Tumori ossei: Evenienza rara, ma da non escludere sono certamente i tumori delle ossa sia primari, che metastasi
  • Chirurgia: Come esito di un altro intervento, magari di una vertebra adiacente, possono verificarsi delle condizioni tali che determinano una serie di forze tali da modificare la struttura di ossa e legamenti, tanto da determinare lo scivolamento classico della spondilolistesi.

SINTOMI:

sintomi della spondilolistesi e della spondilolisi possono essere variegati, oltre a modificarsi nel corso degli anni. Come accennato nei paragrafi sopra, circa l’80% dei pazienti affetti da questa patologia nasce con la non fusione degli istmi vertebrali, e scopre spesso in maniera fortuita di essere affetto da questa condizione patologica.

Da giovani, e in età puberale spesso accusano dei dolori lombari o dolori cervicali a intermittenza, sopratutto dopo attività fisica intensa. Col passare degli anni i dolori lombari o cervicali diventano sempre più frequenti con fasi dolorose molto più lunghe e intense tanto da richiedere la consulenza di un medico che a quel punto tramite una banale lastra Rx scoprirà la patologia.

Tra i sintomi gravi più frequenti troviamo:

  • Sciatica
  • Cervicobrachialgia
  • Dolorabilità localizzata
  • Dolore ai glutei
  • Dolore e debolezza alle gambe
  • Cruralgia
  • Tensione muscolare
  • Rigidità muscolare
  • Diminuzione del movimento lombare o cervicale
  • Crampi alle gambe

Spesso il paziente affetto da anterolistesi nota che il dolore aumenta durante l’estensione della colonna (aumento della spinta in avanti), e diminuisce con la flessione (Diminuzione della spinta in avanti).

CURA:

1) La prima cura per questa patologia è certamente l’astenersi da lavori e carichi pesanti che possono peggiorare la patologia, oltre a creare un sovraccarico importante sulla colonna lombare. Sono Assolutamente da evitare sport estremi che possano provocare dei traumi occasionali o ripetuti sulla colonna.

2) Se i dolori sono persistenti, frequenti, e con il passare del tempo aumentano come intensità, sarà opportuno un consulto medico e cercare di capire il motivo di un dolore alla colonna lombare o cervicale.

Molti pensano erroneamente che al giorno d’oggi con dei farmaci si possa curare tutto…Purtroppo non è così, e anzi, l’uso di antinfiammatori può essere molto pericoloso per i danni che possono procurare sopratutto se protratto l’uso nel tempo.

I farmaci vanno intesi esclusivamente nelle condizioni acute, per tenere sotto controllo il dolore,aiutando a “Sbloccare” la situazione e protratta per un periodo non superiore ad una settimana. Se i sintomi persistono, è bene affrontare il problema da un punto di vista fisioterapico.

3) In fase acuta può essere di aiuto il supporto di un piccolo corsetto o busto lombare che ha lo scopo di sostenere la muscolatura, sopratutto in alcune ore della giornata, oppure durante alcune faccende domestiche. Va inteso come un aiuto a “Rompere” la spirale del dolore, e allentare la contrattura muscolare dando un aiuto. Non va usato tutto il giorno, in quanto si potrebbe ottenere un effetto contrario con indebolimento della muscolatura che si abitua al corsetto. Nel caso in cui la struttura fisica del paziente sia normale, si può considerare l’acquisto di un corsetto come questo:

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4) Esercizi specifici dedicati:

I primi due video sono per le anterolistesi, i secondi due per le retrolistesi.

La prima parte è dedicata alla mobilità articolare dolce e le posture antalgiche, e si può eseguire anche in presenza di dolore, la seconda parte è relativa al rinforzo muscolare, tappa fondamentale per stabilizzare e contenere la colonna vertebrale all’interno di un “corsetto muscolare” forte. Questi ultimi da eseguire in fare di recessione del dolore.

EPICONDILITE: CAUSE, SINTOMI E RIMEDI.

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Epicondilite è il termine generico utilizzato per indicare una sindrome dolorosa che colpisce l’area del gomito.
A causa dell’alta incidenza nel tennis, l’epicondilite viene soprannominata anche “gomito del tennista”.
Consiste nell’infiammazione dolorosa dei tendini e/o dei muscoli estensori dell’avambraccio sull’epicondilo laterale (in prossimità dell’inserzione, definita anche tendinopatia inserzionale).

Viene provocata dal sovraccarico funzionale, ovvero da un uso eccessivo e continuato dell’articolazione.

Esiste una predisposizione individuale ma, in seguito ad atteggiamenti scorretti, chiunque potrebbe sviluppare un’epicondilite.

  • Gli sport più implicati sono: tennis, base ball, golf, scherma, badminton, squash, lancio del giavellotto o del disco ecc.
  • I lavori più interessati sono: idraulico, muratore, giardiniere, carpentiere, macellaio, cuoco, falegname, sarto, pittore, o chiunque esegua ripetutamente dei movimenti di flessione del braccio e rotazione del polso.
  • Altre attività colpite sono: suonare, giardinaggio (potare le piante) ecc.

L’epicondilite riguarda soprattutto una fascia di età compresa tra 30 e 50 anni.
Inizialmente sintomatologica solo durante il movimento dei tendini infiammati, se grave l’epicondilite può peggiorare fino a determinare un quadro doloroso anche a riposo.

COME SI CURA UNA EPICONDILITE?

1) Generalmente questa patologia, è molto ostica, e il trattamento orale mediante antinfiammatori come Fans, non basta ( Al primo dolore, si può assumere un antinfiammatorio, ma non è consigliato l’uso per oltre i 5 giorni, e sempre sotto controllo medico).

2) Se persiste la sintomatologia dolorosa, va presa in esame il trattamento di fisioterapia (tecarterapia o laser) per l’epicondilite, il prima possibile, per evitare fenomeni di cronicità, che possono allungare di molto la guarigione.

3) Per prima cosa, va assolutamente allontanata la causa del dolore (racchetta da tennis, lavoro manuale intenso..ecc ecc) fino al completo superamento del dolore. Evitare prove varie per testare il livello di infiammazione, in quanto avrebbero solamente come effetto il riacutizzarsi della sintomatologia.

4) Come secondo rimedio, è consigliata la crioterapia: borsa del ghiaccio classica, con cubetti, da mettere sulla zona dolorosa per almeno 15 minuti, 3 volte al giorno (non tenete sulla zona per oltre il tempo consigliato, pena ustioni da freddo).

5) Si può provare a trattare la zona con impacchi serali di crema antinfiammatoria (Voltaren, dicloreum, ecc ecc o creme naturali come arnica). Si mette una quantità di crema senza massaggiarla, e ricoprendo la zona con pellicola trasparente per cibi, e si lascia tutta la notte. Il calore e la non traspirazione aumentano la porosità della pelle, che permette una penetrazione maggiore del farmaco. Non protrarre questa pratica per più di 1 settimana, e interrompere immediatamente in presenza di arrossamenti, o screpolature della pelle.

6) Durante la giornata, soprattutto lavorativa, è possibile migliorare il “Sovraccarico” dell’epicondilo, mediante l’uso di un piccolo tutore, che va posizionato subito al di sotto della zona dolente, proprio nell’area molle al tatto. La funzionalità di questo tutore è estremamente utile e ti permette di eseguire i movimenti con molto meno dolore.

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7) Trattamento manuale specifico da parte di un professionista (osteopata o fisioterapista) ed esercizi di stretching specifico da eseguire ogni giorno (VEDI VIDEO):

8) Se nonostante tutto questo, ancora dopo mesi il dolore persistesse, si opta per procedere con infiltrazioni locali eseguite da parte del medico specialista.

COME DORMIRE MEGLIO E RIDURRE I DOLORI GRAZIE ALL’USO STRATEGICO DEI CUSCINI

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A volte capita che qualche dolore ci impedisca di prendere sonno, non si sa quale posizione assumere per riposare correttamente. Risultato: meno ore di sonno, risveglio faticoso, cattivo umore e stanchezza che perdura durante l’arco della giornata.

Ti svelo qualche consiglio strategico per trovare la posizione corretta e meno dolorosa possibile a seconda del problema!

DOLORE ALLA SPALLA: le posizioni assolutamente da evitare sono dormire sul fianco dal lato del dolore e/o col braccio verso l’alto (soprattutto a pancia in giù). Piuttosto cerca di dormire sul fianco “sano” abbracciando un cuscino con il braccio della spalla dolorosa. La posizione ideale in assoluto è dormire supini sempre però abbracciando un cuscino col braccio della spalla dolente.

MAL DI SCHIENA: la posizione che solitamente peggiora il dolore è dormire a pancia in giù, se però è la tua posizione preferita alla quale non riesci a rinunciare, puoi fare il tentativo di mettere un cuscino sotto la pancia. Altrimenti l’ideale è dormire supini con uno o due cuscini sotto le gambe. O su un fianco ma con un cuscino tra le ginocchia.

CERVICALE: ricorda che un cuscino andrebbe cambiato circa ogni due anni. Ad ogni modo, per quanto riguarda la cervicale, un mito da sfatare è che non esiste il cuscino per la cervicale che vada bene per tutti! Perché ogni forma del tratto Tre-posture-tipo-AeRcervicale varia da persona a persona. Per cui chi ha una notevole lordosi cervicale (a volte accompagnata da cifosi dorsale) avrà bisogno di dormire su un cuscino più alto onde evitare di ribaltare la testa troppo indietro). Viceversa chi ha un tratto cervicale quasi rettilinizzato prediligerà un cuscino basso. 

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cuscino cilindrico per cervicale rettilinizzata

Un valido aiuto per le cervicali molto dritte (rettilinizzate) è cercare di dormire con un cuscino cilindrico proprio sotto la curva (in modo da ricrearla passivamente). Addirittura chi ha subito un trauma da tamponamento stradale (colpo di frusta) nelle prime settimane dall’incidente, dove ancora tutti i muscoli cervicali sono in spasmo (con rettilinizzazione di curva) tenderà a dormire totalmente senza cuscino. Se sei in questa situazione non cercare di dormire col rotolino sotto al collo, ma aspetta che passi la fase acuta, facendo le dovute terapie da un’esperto.

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indicazioni generali

DOLORE ALL’ANCA o NERVO SCIATICO INFIAMMATO: dormi sul fianco sano e con uno o due cuscini tra le ginocchia. Altrimenti supino con due cuscini sotto le gambe.

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REFLUSSO GASTRICO: il reflusso è un problema che affligge molte persone a che peggiora quando si sta sdraiati. In questo caso è bene dormire supini con la schiena rialzata, altrimenti prediligere il lato sinistro ma sempre con sotto un cuscino più alto (o due cuscini insieme).

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LOMBOSCIATALGIA: SINTOMI, CAUSE E RIMEDI

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La lombosciatalgia colpisce la bassa schiena con un dolore che può irradiarsi anche lungo un arto e arrivare al piede.

Detta anche radicolopatia lombare ma molto più comunemente definita “sciatica”, la lombosciatalgia è una condizione a carico della parte bassa della schiena e degli arti inferiori. Si tratta di una infiammazione che può essere anche molto dolorosa e costringere al riposo per alcuni giorni.

Scopri le cause che possono provocarla.

CAUSE:

La causa primaria di lombosciatalgia è l’infiammazione del nervo sciatico dovuta ad una compressione o ad un’irritazione che si è sviluppata in quella zona.

Ricordo che il nervo sciatico è il nervo più lungo e grande di tutto il nostro corpo, l’origine è nella bassa schiena e il termine sul piede. Ecco perché una condizione di sciatica si riconosce facilmente proprio dal dolore, che non si limita ad essere localizzato nella bassa schiena, ma si irradia in basso nella gamba e in alcuni casi può arrivare appunto fino al piede. sciatica2

L’irritazione o infiammazione del nervo sciatico può essere originata da diverse situazioni quali:

  • Ernia del disco
  • Discopatia nella zona lombare o sacrale
  • Sindrome del piriforme e da altre problematiche a carico di questa zona muscolo scheletrica

Fattori di rischio sono invece:

  • Sovrappeso e obesità
  • Sedentarietà
  • Lavori pesanti
  • Gravidanza
  • Diabete
  • Artrite
  • Traumi

SINTOMI:

La lombosciatalgia si caratterizza soprattutto per il dolore che dalla bassa schiena passa al gluteo e tende a scendere verso tutto il percorso che compie il nervo sciatico, in alcuni casi dunque si può percepire fino al piede. Il dolore in genere peggiora se si fanno sforzi e compare solo da un lato del corpo.

  • Dolore alla bassa schiena (spesso si avverte un vero e proprio blocco dietro la schiena legato alla contrattura muscolare, che volgarmente viene chiamato colpo della strega)
  • Dolore sul gluteo (si avverte una pressione al centro della natica, con dolore, che alla palpazione è molto forte)
  • Dolore e irradiazione tipo scossa lungo la coscia lateralmente come un filo (in passato veniva fatto riferimento alla banda rossa dei carabinieri)
  • Dolore che si irradia ulteriormente in basso fino al piede, e in base al ramo, può essere percepito lateralmente alla gamba fino sotto al piede
  • Sensazione di calore lungo il decorso del nervo
  • Formicolio
  • Perdita di sensibilità
  • Scosse all’interno della gamba
  • Debolezza muscolare
  • Blocchi muscolari

RIMEDI:

Tenete presente che per risolvere il problema della lombosciatalgia è necessario andare ad individuare la causa scatenante agendo poi su di essa anche con rimedi naturali, se possibile, con tecniche di manipolazione ad opera di specialisti o con esercizi da eseguire a casa.

Sarà necessario quindi un consulto con un medico specialista (neurochirurgo oppure ortopedico), oppure un terapista esperto.

Normalmente io procedo con l’anamnesi, e una normale valutazione posturale, per indagare posture scorrette, antalgiche, e valutare clinicamente i sintomi che accusa il paziente, nonché poi test specifici a livello del rachide ed arti inferiori.

Spesso è comunque necessario eseguire alcuni esami specifici, quali Risonanza Magnetica, Raggi X o Elettromiografia.

  • Se molto infiammate ed in fase acuta all’inizio saranno probabilmente necessari anche antinfiammatori.
  • Trattamento osteopatico: si rivela molto utile in molti casi, previa valutazione iniziale, perché l’obiettivo è ridurre la pressione sul nervo, migliorare la mobilità articolare della colonna vertebrale, allentare le tensioni muscolari di tutta l’area infiammata e riallineare la postura.
  • Ginnastica posturale: fondamentale per mantenere i benefici ricevuti post trattamento, da eseguire in fase sub-acuta.

 

  • Controllare il peso corporeo
  • Evitare movimenti scorretti come sollevare oggetti troppo pesanti. Per sollevare oggetti da terra non piegare la schiena, divaricare e piegare le gambe.
  • Educazione posturale:
  1. evitare di mantenere la stessa posizione a lungo.
  2. in posizione seduta utilizzare sedie di altezza adeguata per la propria statura, utilizzare un sostegno lombare, appoggiare i gomiti sui braccioli (vedi anche articolo sulle posture in ufficio)
  3. alla guida dell’auto la distanza del sedile dai pedali deve consentire alla tronco di appoggiarsi allo schienale e mantenere le ginocchia leggermente flesse. Può inoltre essere utile l’utilizzo di un cuscino lombare
  4. per chi sta in piedi a lungo è bene cambiare frequentemente posizione.

Vedi anche articolo sulla prevenzione del mal di schiena.

FASCITE PLANTARE: CAUSE, SINTOMI E RIMEDI

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La fascite plantare è un’infiammazione della fascia plantare, ovvero il cordone fibroso che decorre in avanti dalla zona mediale del calcagno fino alla radice delle dita del piede. La fascia plantare, composta da tre parti – esterna, interna e media –, ha un ruolo essenziale nella trasmissione delle forze del tricipite surale alle dita e la sua visco-elasticità permette di restituire per dimensione elastica una grande quantità di energia ad ogni falcata o ad ogni salto. Si può manifestare a livello del calcagno, e viene in questo caso denominata fascite plantare prossimale, oppure a livello del mediopiede, in questo secondo caso viene denominata fascite plantare distale.

Nello sport, è un disturbo molto frequente tra chi pratica running, ma si presenta con regolarità anche tra gli sportivi che giocano a calcio, rugby, fa danzaatletica leggera e, in generale, in tutti quegli sport in cui i piedi sono sottoposti a sistematici impatti. Durante la fase di appoggio nel passo, nella corsa, e nel salto, la fascia plantare viene stirata in maniera significativa, soprattutto nella sua inserzione calcaneare.

CAUSE:

La fascite plantare è una condizione patologia derivata dal sovraccarico della fascia plantare ed è tipica di tutti quegli sport che comportano spinte e salti, in cui le fibre della fascia plantare vengono sottoposte a uno stress eccessivo e ripetuto.

Le cause possono essere  di tipo biomeccanico diretto: in particolare, una postura scompensata con fascia muscolare posteriore tesa che mette in tensione la fascia plantare, o una eccessiva pronazione del piede. La fascite plantare può insorgere anche a causa di diverse ragioni indirette, molto spesso correlate tra loro: piedi piatti o cavi; rigidità del tendine di Achille;  scarpe non adeguate (troppo larghe o troppo strette, troppo morbide o troppo rigide); sovrappeso e obesità; allenamenti sbagliati; contrattura o debolezza di alcuni muscoli della gamba (come: il polpaccio, il peroneo, il tibiale posteriore e gli estensori delle dita del piede). Il più delle volte colpisce prevalentemente un solo piede.

SINTOMATOLOGIA:

La fascite plantare non sempre si manifesta attraverso gli stessi sintomi. Infatti, il dolore viene anche descritto come di tipo “migratorio”: a volte compare al centro del tallone, in alcuni casi si insinua al centro della pianta del piede irradiandosi fino alle dita, in altri ancora risale fin sulla parte posteriore della gamba. Il dolore può essere molto intenso, tanto da impedire non solo la corsa, ma persino una semplice passeggiata; a volte può invece manifestarsi in modo blando. In entrambi i casi, non va comunque trascurato poiché questa patologia non regredisce naturalmente e, se non curata, può trascinarsi a lungo.

Anche le modalità di insorgenza sono diverse: può apparire in forma acuta (specie dopo uno sforzo intenso ai limiti delle proprie possibilità) o essere progressivo. L’ecografia mostra irregolarità nella zona d’inserzione della fascia e può evidenziare una “spina calcaneare” che dimostra l’ipersollecitazione della fascia plantare.

TERAPIA:

Il trattamento della fascite plantare si basa sul riposo iniziale e sul controllo dell’infiammazione. Le regole più importanti da seguire per facilitare la guarigione, sempre sotto stretto controllo medico, sono:

  • Riposo;
  • Ghiaccio;
  • Stretching: 
  • Farmaci anti-infiammatori;
  • Controllo delle calzature;
  • Manovre osteopatiche, per ripristinare un congruo movimento articolare e meccanico del piede;
  • Solette, plantari e talloniere.

talloniere

DORSO CURVO O IPERCIFOSI

cifosi

Il dorso curvo (o ipercifosi) è un’accentuazione della cifosi, curva fisiologica dorsale della colonna vertebrale. Si localizza nella parte bassa della colonna e può provocare dolori in età adulta.

Nella forma più grave, oltre al danno estetico, provoca uno schiacciamento anteriore delle vertebre e un danno respiratorio.

E’ talvolta localizzato nella parte bassa della colonna e viene chiamato anche “cifosi dorso-lombare”. A differenza della scoliosi, dà luogo più facilmente a dolori vertebrali in età adulta, in particolare nelle cifosi dorso-lombari.

Cause del dorso curvo-ipercifosi:

Nella maggior parte dei casi l’ipercifosi è riconducibile a una postura scorretta, spesso di origine familiare, che può essere corretta con facilità durante la crescita. Non è detto che se il papà e il nonno hanno un antiestetico dorso curvo, e di conseguenza spesso mal di schiena e male al collo, anche il figlio lo debba avere: si può migliorare con il passare delle generazioni.
In questo caso non si tratta di una patologia ma di una cattiva postura.
In altri casi, ci può essere un problema di crescita delle vertebre, che si chiama osteocondrosi, od osteocondrite, o morbo di Scheuermann: le vertebre invece di crescere come dei cubetti, diventano dei cunei e questo facilita l’incurvamento in avanti, con l’incremento della cifosi. Cuneizzandosi, la vertebra continua ad essere sempre più schiacciata anteriormente. In questi casi si deve spingere da dietro, aprire lo spazio anteriormente per “dare aria” ai nuclei di accrescimento e consentire una crescita corretta.

Riconoscimento ed evoluzione:

Anche il dorso curvo, come la scoliosi, si manifesta con segni particolari, che devono essere valutati con attenzione da uno specialista, per poter fare una diagnosi corretta.
Per distinguere un dorso curvo (vera malattia) da un atteggiamento cifotico (difetto di postura) è sufficiente far eseguire un’estensione (raddrizzamento) della colonna verso l’alto: se la colonna dorsale è rigida e la cifosi non si rettilineizza completamente è presente un vero dorso curvo, se invece si raddrizza è un atteggiamento cifotico (solo difetto di postura).

Anche il dorso curvo, come la scoliosi, è chiamato “dell’adolescenza” perché si aggrava soprattutto nel periodo della crescita, e in modo particolare in corrispondenza della spinta puberale (10-13 anni nelle femmine, 12-15 anni nei maschi), fino al termine della maturazione ossea (1-2 anni dopo il termine della crescita staturale).

In 8 casi su 10 il dorso curvo si aggrava nel sesso maschile.

Cura e trattamento:

A seguito di un’attenta valutazione si può intervenire con sedute di trattamento osteopatico affiancando esercizi specifici di ginnastica posturale da eseguire frequentemente e con regolarità.

Vedi video esercizi per dorso curvo:

DOLORE CERVICALE: CAUSE, SINTOMI E RIMEDI

cervicale

Il dolore cervicale o cervicalgia è una sensazione dolorosa e di pesantezza solitamente localizzato nella zona del collo, spalle e nuca, ma che facilmente può irradiarsi alla testa, alle braccia o verso le scapole e schiena.

E’ un dolore che riguarda sempre più persone, di entrambi i sessi. Generalmente si può parlare comunque di persone sedentarie, che svolgono lavoro d’ufficio ed accumulo di tensione anche per fattori stressogeni.

Quali sono i sintomi della cervicale?

  • dolore (soprattutto al movimento del collo) e rigidità
  • riduzione della libertà di movimento del collo o addirittura blocco con torcicollo
  • mal di testa (cerchio alla testa o dolore alla fronte e sopra gli occhi)
  • in generale disturbi della vista (calo visivo) o dell’udito (vertigini o ronzii/fischi orecchio)
  • difficoltà a deglutire
  • dolore, debolezza, intorpidimento, formicolio alle braccia e mani (cervicobrachialgia)

Quali sono le cause?

  • contratture muscolari
  • postura scorretta e vita sedentaria: soprattutto nel caso del lavoro d’ufficio o per chi sta molte ore in auto
  • traumi: incidenti stradali con colpo di frusta, forti cadute
  • sforzi continui e prolungati: sollevamento e carico pesi sulle spalle
  • artrosi: è una patologia degenerativa delle vertebre, che compare dai 50 anni. Anche l’artrosi può essere responsabile del dolore cervicale con limitazione del movimento.
  • ernie cervicali: la causa di questo problema è lo schiacciamento del disco intervertebrale, spesso anche con compressione del/dei nervi (causando cervicobrachialgia). Spesso è una conseguenza di traumi meccanici, sforzi eccessivi, incidenti stradali e postura scorretta.
  • bruxismo e stress: digrignare i denti o stringere fortemente la mandibola aumenta notevolmente la tensione muscolare sia a livello facciale che cervicale.
  • cuscini non adatti
  • problematiche relative alla morfologia della colonna vertebrale in generale: iperlordosi o ipercifosi
  • colpo di freddo (blocco acuto)
  • cervicalgia epatica: è un dolore irradiato soprattutto a livello del lato destro del collo, spalla e scapola ma la provenienza origina dall’organo fegato. Viene definito dolore riflesso.

Quali sono i rimedi?

  1. Abbiamo detto che spesso la causa è data dall’immobilità e sedentarietà, per cui il rimedio principale è sicuramente il movimento adeguato. Attraverso esercizi specifici per tutta la zona del collo, spalle e braccia (soprattutto mobilità e stretching): vedi video

2) Automassaggio con le palline da tennis sui punti del dolore: vedi video–>

3) Esercizi respiratori (molto utili se è anche presente ansia/stress): vedi video qui–>

4) Trattamento manuale specifico da un professionista del settore (massaggi e tecniche articolari osteopatiche)

5) Potrebbe essere utile un byte nel caso di bruxismo, (da valutare insieme ad uno specialista)

6) Disintossicazione dell’organismo da sostanze nocive (caffè, alimenti ricchi di grassi saturi, tabacco…)

7) Alimentazione corretta e bere molta acqua

8) Se serve cambia cuscino e adotta posture corrette anche la notte

GAMBE GONFIE E STANCHE: 10 STRATEGIE PER MIGLIORARE LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA

gambe leggere3

Se di solito avete i piedi freddi, avvertite formicolio o pesantezza agli arti inferiori, intorpidimento o crampi molto probabilmente significa che avete qualche problema di circolazione.

Questo significa che il flusso sanguigno non raggiunge correttamente tutte le cellule e i tessuti dell’estremità, di conseguenza non arrivano nemmeno l’ossigeno e le sostanze nutritive. Il sangue, inoltre, porta con sé le sostanze di rifiuto in eccesso e le tossine, quindi puoi facilmente farti un’idea del pericolo che corri se questo problema di cattiva circolazione si protrae nel tempo. Nel seguente articolo ti proporrò alcuni rimedi utili per migliorare la circolazione delle gambe, rendendole più leggere e sgonfie.

1. LE BUONE ABITUDINI SUL LAVORO: se stai spesso seduto o troppo a lungo fermo in piedi, ogni ora cerca di spezzare la posizione facendo una breve camminata o le scale (se sono presenti) e qualche esercizio di stretching. Inoltre fai attenzione a non incrociare mai le gambe perché questa posizione (molto comune) blocca ulteriormente la circolazione. Puoi anche alzare le gambe, appoggiandole su un poggiapiedi regolabile.

2. ASSUMI POSIZIONI DI SCARICO:  a fine giornata di lavoro posizionati con le gambe al muro e rilassati per circa 10 minuti. Oppure dormi con due cuscini sotto le gambe in modo da favorire ulteriormente il ritorno circolatorio durante la notte.

cuscino sotto le gambegambe a muro

3. INIZIA UN PERCORSO DI ALLENAMENTO FISICO REGOLARE: qualsiasi esercizio che utilizzi le gambe aiuta la tua circolazione. Prova la camminata veloce, la corsa, la bicicletta o gli esercizi in piscina. 

La piscina: è un vero toccasana per le gambe e la schiena per due motivi:

  • il primo è che sei quasi in assenza di forza di gravità (principio di Archimede). idrobikeRagion per cui l’impatto al suolo è molto più blando (nel caso di acquagym o idrobike) o addirittura totalmente assente (nel caso del nuoto), fortemente consigliati in caso di problemi di schiena, in sostituzione alla corsa.
  • il secondo è la Pressione Idrostatica che l’acqua esercita sul nostro corpo, favorendo ulteriormente il ritorno circolatorio.

4. DOCCIATURE CALDE/FREDDE: A fine giornata giornata di lavoro, durante la doccia, applica il getto sulle gambe, partendo dalle caviglie ed arrivando fino agli inguini, alternando acqua fredda con calda. Questo è lo stesso principio su cui si basa il percorso Kneipp all’interno degli stabilimenti termali. L’obiettivo è creare una dilatazione e costrizione dei vasi sanguigni, tonificandoli e migliorando quindi il ritorno circolatorio. Se ti abitui a fare questo ogni giorni avvertirai le gambe notevolmente più leggere.

5. USA CALZATURE COMODE: indossare i tacchi, le scarpe a punta o altre scarpe strette può ostacolare il ritorno circolatorio. E’ opportuno quindi indossare scarpe basse e comode con un sistema ammortizzante.

6. PROVA LE CALZE A COMPRESSIONE GRADUATA: esistono sia per le donne che per gli uomini. In forma di collant o calzini. Estremamente utili soprattutto per chi sta molte ore in piedi.

7. ERBE O INTEGRATORI NATURALI: la fitoterapia ci offre una vasta quantità di piante che aiutano a migliorare la circolazione rinforzando anche le pareti dei capillari. Tra le più note menziono: la centella, l’achillea, la borraggine, l’ortica, il rusco, la vite rossa, il mirtillo, il tè di pepe di cayenna, l’aloe e tantissime altre. Possono essere assunte sotto forma di tisana, infusione, opercoli o gocce. Rivolgiti alla tua erboristeria o parafarmacia di fiducia.

8. SEGUI UNA DIETA SANA: assumi poco sale (che causa ritenzione idrica), evita i salatini, i fast food, le cene pronte e gli snack. Prediligi invece la frutta e la verdura di stagione e il pesce azzurro. Soprattutto il merluzzo, lo sgombro, il tonno, il salmone, l’aringa, l’acciuga, perché contengono molti acidi grassi omega 3, che sono essenziali per il così detto colesterolo “buono” (HDL), con la funzione di tenere “pulite” le arterie dal colesterolo LDL, favorendo la circolazione.

9. BEVI MOLTA ACQUA! Bere almeno 2 litri al giorno è importantissimo perché favorisce l’eliminazione delle sostanze di rifiuto dall’organismo, mantiene una buona idratazione cellulare e regola il volume del sangue nella sua fluidità (l’acqua infatti è il principale elemento del plasma e un organismo fortemente disidratato ha il sangue più denso e, di conseguenza, la circolazione rallentata).

10. CONTROLLA IL PESO: è inutile dire che il sovrappeso causa stress sia sulle articolazioni che al sistema circolatorio.